Iaia Nie

Un’azienda olandese avrebbe riciclato il grasso umano derivante dalla liposuzione per produrre biscotti e altri prodotti alimentari da inviare a Paesi in via di sviluppo.

La signora Smits spiega, per esempio, che uno dei suoi prodotti, sigillato ermeticamente per essere distribuito anche in situazioni estreme, è composto «al 50 per cento di grasso umano, al 50 per cento di zucchero e da un’enorme quantità di vitamine aggiunte». Non solo: per incrementare il numero dei 'donatori', l’azienda ha organizzato una riffa che assegna al vincitore una liposuzione gratis. E in un’intervista concessa a una televisione locale dell’Olanda meridionale si vede la signora Smits che mostra una borsa contenente «il grasso del primo vincitore della promozione».

«La gente può iscriversi attraverso una nostra pagina Internet e vincere una liposuzione», una volta ogni sei mesi. Nella pagina Internet, si legge anche una lettera di tale Dingana, sedicente 'beneficiaria' etiope, che ringrazia per averle consentito di sopravvivere ed aggiunge una riflessione personale: «Quando mi hanno raccontato che il cibo che mi consentiva di andare avanti era fatto di grasso umano ho sorriso: ho pensato che in Occidente la gente aveva mangiato così tanto che mia sorella ed io riuscivamo a vivere con il loro grasso in eccesso».


Davvero, non ho parole.

1 Response
  1. @enio Says:

    se tanto mi dà tanto, chissà delle corna che si mettono gli occidentali che begli ornamenti che ci farebbero.Non sprechiamo niente!