Iaia Nie
da un articolo di Massimiliano Liverotti

La festa di San Giovanni veniva celebrata il 24 giugno, vicino quindi al solstizio d’estate ed era considerata un’occasione particolarmente “magica”. Sarebbe stata quella notte, infatti, che tutti i demoni e gli spiriti maligni avrebbero infestato la Città Eterna rendendo necessari numerosi esorcismi e rituali magici.

Le streghe avrebbero sorvolato Roma, passando sopra alla basilica di San Giovanni, per recarsi all’annuale sabba che si teneva presso il noce di Benevento. I Romani si davano appuntamento vicino alla basilica per vederle passare e si portavano con loro speciali strumenti magici di protezione tra cui le “spighette” riposte nella biancheria e il “garofoletto” ossia un piccolo fiore che veniva benedetto quel giorno durante la messa.

Ma i Romani, prima di trovarsi in piazza San Giovanni, mettevano in atto alcune scaramanzie in modo che l’abitazione, durante la loro assenza, fosse protetta dalle streghe, dagli spiriti e da qualunque altra minaccia del genere. Tra queste scaramanzie c’era la consuetudine di versare un po’ di sale sulla soglia, di incrociare le scope, e di recitare alcune giaculatorie.

L’appuntamento notturno in piazza San Giovanni, per l’occasione illuminata con le fiaccole e lampioncini colorati, si trasformò con il tempo in un allegro incontro in cui si portava del cibo, tra cui le lumache al sugo, in quanto i molluschi simboleggiavano la discordia (mangiandole, si sarebbero eliminate le avversità), si beveva il vino dei Castelli e si cantavano serenate e componimenti a braccio.

In tale occasione, dopo il 1891, nacque un vero e proprio festival della canzone romana, in seguito tramontato.

Si ricorda che nella prima edizione di questo festival accadde un inconveniente che ne tardò lo svolgimento. Nella osteria Facciafresca il palco rischiò di crollare sotto il peso dell’orchestra e,data la particolare occasione, tutti pensarono al malocchio. Il festival poté comunque continuare la domenica seguente nel teatro di varietà Grande Orfeo situato nell’attuale via De Pretis.

Un’altra particolarità dell’antica festa di San Giovanni era che in questa occasione venivano aperti al pubblico i bagni del Tevere, poiché si pensava che quel giorno il santo donasse particolari virtù magiche alle acque tra cui quelle di proteggere dal malocchio e dalle streghe. Per lo stesso motivo il popolo era solito bagnarsi le mani nella fontana di San Giovanni in Laterano.